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Cloud privato e cloud ibrido: quali le differenze?

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Cloud privato e cloud ibrido sono due modelli di deploy della nuvola che si somigliano, ma differiscono tra loro. Come?

Il cloud è ormai il “luogo” dove siamo tutti, e il luogo dove sono i nostri dati, ma non sempre sappiamo darne una definizione esatta o ne conosciamo tutti i possibili modelli di provisioning. Del cloud, infatti, esistono svariati modelli dei deploy, ognuno orientato a soddisfare i requisiti della singola azienda o organizzazione che ne farà uso. In linea di massima, si parla di cloud pubblico, privato, ibrido. Ma cosa sono esattamente? In cosa si contraddistinguono?
Nell’ambito del cloud private e di quello cosiddetto hybrid, in particolare, c’è spesso confusione: sono infatti due modalità diverse di provisioning della nuvola, ma hanno dei punti in comune che potrebbero assimilarli tra loro.
Allora vediamo in cosa si differenzia il cloud computing privato da quello ibrido e come possiamo sfruttarli a seconda delle nostre esigenze.

Cloud privato: definizione

Secondo la definizione del NIST, il National Institute of Standards and Technology, il modello di deploy del private cloud computing prevede che le risorse cloud siano fornite a uso esclusivo di una singola organizzazione che comprende molteplici business unit.

Questo tipo di cloud “potrebbe essere di proprietà dell’organizzazione e da questa gestito”. Oppure, potrebbe essere gestito da terze parti, o in maniera combinata, e essere implementato nel CED dell’azienda o esternamente, servendosi di infrastrutture di data center messe a disposizione da terzi.

Il modello di implementazione del cloud privato quindi è riconducibile a questi concetti e utilizzi:

  • è a uso esclusivo dell’azienda: le sue risorse sono interamente dedicate a essa
  • può essere gestito dalla stessa azienda che lo ha adottato oppure da personale esterno
  • può essere sia on premises che off premises 

Non è detto, infatti, che un’infrastruttura di cloud privato sia stata organizzata e installata “in casa”: potrebbe essere anche presso un cloud provider. In linea di massima, un servizio di cloud privato viene scelto da quelle aziende che ambiscono a unire i vantaggi tipici del cloud pubblico a quelli che, principalmente sul piano dell’isolamento delle risorse e della riservatezza, si riferiscono al cloud privato, dove le risorse assegnate non verranno in alcun modo “spartite” con altre aziende.

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Alcuni Rack nella server farm di Caldera gestita da Seeweb. Presso i Data Center Seeweb le aziende possono realizzare infrastrutture di private cloud beneficiando di ambienti sicuri e sempre monitorati

Usi del cloud privato

Ma quando e perché si preferisce, in alcuni casi, adottare un cloud di tipo privato invece che pubblico o ibrido?

Ci sono casi specifici in cui le organizzazioni devono aderire a determinati standard che vengono meglio soddisfatti dal cloud privato. Sanità e servizi finanziari, per esempio, sono due settori in cui ci si potrebbe trovare a optare per una soluzione di cloud privato.

Con quest’ultimo infatti, il livello di controllo è maggiore: sicurezza, componenti hardware, ridondanza, SLA e altri aspetti sono sotto la stretta supervisione e gestione del reparto IT dell’azienda.

Questo vuol dire che il Cloud computing privato è più sicuro? In realtà, non c’è un modello di cloud più sicuro degli altri in modo assoluto: ciò dipende esclusivamente da come l’organizzazione lo ha costruito e strutturato. Di fatto, nel caso del cloud privato c’è un controllo maggiore da parte dell’IT dell’azienda, ma per soddisfare i più severi requisiti di sicurezza, l’investimento economico diventa più importante rispetto, per esempio, al cloud pubblico (che in questo post non trattiamo).

Ulteriore aspetto da citare: il fatto che le risorse siano assegnate e dedicate a una specifica azienda, non implica necessariamente che le infrastrutture siano nel CED dell’azienda stessa oppure in una sua farm privata.

Infatti, si parla di cloud privato anche quando le infrastrutture sono su un data center di un provider. Che, in tal caso, riserva le risorse esclusivamente al cliente (fonte: cwi.it).

Cloud ibrido: definizione

Anche qui secondo il NIST, il modello hybrid cloud vede l’architettura composta da due o più infrastrutture cloud distinte: un mix di cloud privato e pubblico che diventano un unicum e che in comune hanno la tecnologia, sia essa standard o realizzata in modo custom dall’azienda stessa, per l’azienda.
In breve, il cloud ibrido:

  • è composto dall’insieme di cloud privato + cloud pubblico
  • il cloud privato e pubblico che servono l’infrastruttura sono accomunate da uno stesso modello tecnologico
  • il modello tecnologico adottato è tale da consentire la portabilità di dati e applicazioni.

Con il cloud ibrido, “ogni applicazione e servizio può essere implementato e gestito dove ha più senso che lo sia” (IBM).

Usi del cloud ibrido

Laddove un’azienda necessiti di integrare nuove risorse computazionali e di storage con un’infrastruttura on premise, può affiancare al suo CED una soluzione di public cloud. Un buon compromesso per soddisfare le esigenze di trasformazione digitale e di ottimizzazione costi, senza sostituire le risorse IT interne con i relativi costi annessi e le necessità di migrazione. Chiaramente la parte di cloud pubblico che andrà a integrare l’architettura IT va orchestrata in modo tale che ci sia piena portabilità tra le parti.
Un ulteriore applicazione del cloud ibrido è quella per esempio di uno store online la cui parte di backend viene lasciata “in casa” mentre la parte di servizi “esposta al pubblico”, ossia lo shop online dove il cliente può navigare tra i prodotti e comprare, è sul cloud.

Private e Hybrid cloud secondo Seeweb

Date le definizioni più standard dei modelli di provisioning della nuvola, ogni provider poi può, con i suoi servizi e prodotti, “interpretarle” fornendo soluzioni specifiche.

Il cliente che voglia sfruttare la potenza di calcolo e l’affidabilità dei servizi Seeweb per implementare in azienda un’infrastruttura privata troverà nella soluzione Foundation Server PRO la base del suo progetto.

Laddove infatti non utilizzi hardware proprio o un suo data center interno all’azienda, potrà realizzare il proprio virtual datacenter ideale con le soluzioni elencate:

  • Foundation Server PRO
  • VMware vCenter
  • VPN
  • Storage ad alte prestazioni

Nel caso del cloud computing di tipo ibrido invece, potrà acquistare un cloud server con un collegamento diretto tra quest’ultimo e il suo CED, realizzando una divisione logica che preveda per esempio i servizi al pubblico in cloud e quelli interni e di backend sull’on premise.

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