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La storia di Internet: 25 anni di NaMeX

Il punto di interscambio romano NaMeX quest'anno compie 25 anni. Una serie di video racconti ci parla di un pezzo di storia del web
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La storia di Internet passa da Roma con l’IXP NaMeX, che festeggia 25 anni. Celebrati con sette video

I fili della storia del NaMeX o Nautilus Mediterranean eXchange Point non sono fili metaforici ma veri, di quei cavi sottomarini e terrestri che hanno permesso di costruire la storia della rete Internet.

Secondo punto di interscambio neutrale italiano dopo il MIX di Milano, NaMeX – uno dei motori dello sviluppo infrastrutturale tecnologico del centro e sud Italia di cui fanno parte ormai tanti operatori e provider – festeggia 25 anni.

Pochissimi, ma un’enormità per la rete che corre veloce e che ha visto trasformarsi questo Consorzio da una piccola infrastruttura – ospitata all’interno di un centro di supercalcolo de La Sapienza di Roma – al più importante punto di interscambio che ha eretto la Capitale a snodo digitale cruciale, a ponte Internet tra Europa e Paesi dell’area mediterranea e mediorientale.

IXP di Roma: la neutralità nella storia italiana del web

Ma come nasce NaMeX? Quale la sua storia e quella della rete?

Il Consorzio l’ha voluta raccontare attraverso una serie di pillole video, con interviste curate da Marco d’Itri e Raffaella Bianchi.

Fu Paolo Bevilacqua, Unidata, ad avere l’idea di creare il primo NAP o Neutral Access Point a Roma (i primi punti di interscambio erano nati in America). 

Un pò di provider si aggregarono all’iniziativa, che da subito si caratterizzò per la sua neutralità: «La formula del Consorzio nasce come garanzia di gestione collettiva dove tutti valgono uno a prescindere dalla loro grandezza», spiega Maurizio Goretti, CEO NaMeX.

Una neutralità ovviamente anche “tecnica”: «Siamo stati da subito considerati come neutri. Gli altri provider hanno messo un collegamento punto a punto a 64 Kbit tra la loro sede e la nostra sede. Noi stessi abbiamo messo un modem con cavi incrociati a 64 Kbit: non volevamo essere avvantaggiati rispetto agli altri», spiega Francesco Proietti, ex direttore Caspur, in uno dei video racconti.

Una partenza, quella dell’Internet Exchange Point, che nasce dentro un centro di supercalcolo all’interno delle mura universitarie romane, «(…) con una 64Kbit e dei router messi in pila con il cavo coassiale che li collegava tutti: ogni volta che arrivava un nuovo cavo, bisognava stare molto attenti… All’inizio il routing non era fatto con dei protocolli: somigliava molto a un routing di tipo statico e pochi erano gli indirizzi assegnati. Non c’era, all’inizio, tutta questa familiarità con i protocolli di routing, poi BGP è diventato una conditio sine qua non», racconta Silvano Fraticelli, MCLINK Associate.

A ricordare il momento di svolta è Daniele Arena, CTO NaMeX fino al 2008: è nel 2003 che si resero conto che potevano diventare qualcosa di davvero grande. Quando si scoprì come replicare i root name server anycast in vari posti».

Ma passiamo al 2004: il Consorzio organizza un evento, con tanto di ospite straniero, John Souter, CEO LINX, e tra gli invitati vuole Seeweb. «Nel 2004 se volevi avere accesso ai punti di interscambio dovevi avere una licenza particolare rilasciata dal Ministero delle Telecomunicazioni e che ti definiva come operatore dei servizi Internet» spiega Goretti.

Fu lì che Antonio Baldassarra durante l’evento chiese perché un soggetto come Seeweb non potesse entrare a far parte del NaMeX. Per rispondere a quella domanda, Goretti decise di interpellare proprio Souter, e da lì le cose cambiarono.

I content provider e l’evoluzione della storia di Internet

Con l’accesso dei content provider il ruolo di Roma diventa ancora più importante: quello di copertura degli utenti finali nel centro-sud italiano.

Ormai, i “nuovi arrivati” non si presentavano più con piccoli router, come prima, ma con dei veri e propri rack

Nonostante le rigide regole di allora, per cui se dovevi avere accesso ai punti di interscambio potevi installare nel datacenter NaMeX solo apparati di rete e non server, le cose cambiarono ulteriormente: fu quando alla porta bussò “il signor Google”.

Ma per approfondire meglio questa affascinante storia, che è anche la storia di Internet e un pezzo di quella d’Italia, vi rimandiamo al racconto dei protagonisti che l’hanno vissuta e resa possibile, passo dopo passo.

Buona visione! E buon compleanno NaMeX.

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