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Il giorno in cui incontrammo Stallman

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Sveglia presto. Dalla nostra sede di Frosinone occorrono due ore per arrivare a Benevento. Appuntamento alle sei e mezzo (a.m.!) in ufficio. Nostri colleghi sono già in turno a rispondere ai ticket, migrare server, aggiornare macchine, a garantire che tutta la nostra infrastruttura sia in ordine per il nuovo giorno che inizia. Il sysadmin non dorme mai. Io ed altri due colleghi salutiamo e partiamo.

 
In macchina si discute sul software libero e sullo strano uomo che stiamo andando a conoscere, di quello che ha rappresentato e che rappresenta. Arrivati. L’evento si tiene all’università del Sannio ed è organizzata dalle associazioni LILIS e Uning. Il convegno inizia e tra gli altri interessanti interventi c’è anche quello di Luca Martinelli amministratore di Wikipedia in italiano che riassume la storia del progetto e ne traccia gli sviluppi futuri.

RMS (nick che usava nei tempi del MIT quando faceva reverse engineering di stampanti, n.d.r.) non è ancora arrivato. Pausa caffé. Vado a stringere la mano a Martinelli e gli faccio i complimenti per i progetti di Wikimedia Foundation. Con l’occasione gli faccio omaggio della Moleskine Seeweb, il nostro gadget che riscuote sempre grande successo (si, anche se siamo per un mondo paperless la carta è sempre la migliore amica delle nostre idee). Martinelli, da buon giornalista, apprezza sinceramente. Si fa una pausa in attesa che Lui arrivi. Facciamo visita alla postazione streaming con cui, attraverso un nostro cloudserver che abbiamo messo a disposizione ed usando strumenti con licenza rigorosamente Free Software, i ragazzi del LILIS permettono anche a chi non è potuto venire di assistere all’evento.
Stallman, finalmente, arriva.

Sale sul palco, si poggia al tavolo degli altri relatori, si leva le scarpe ed iniza a parlare.
È in veste di attivista, ripercorre la storia del movimento del Free Software che ha portato alla creazione di GNU/Linux, le sfide del passato e quelle del futuro.
Nella mia mente rifletto su cosa sarebbe il nostro lavoro senza questa persona.

È ora della ‘predica’.  Stallman dismette i panni dell’attivista ed indossa quelle del santo, San IGNUcius della chiesa di Emacs.

San IGNUcius (Richard Stallman)
San IGNUcius (Richard Stallman)

È tempo di domande, prendo la parola e lo ringrazio per tutto quello che fa, poi, irriverente, mi permetto una piccola provocazione: “Si sente spesso dire che lei è contro il Cloud computing ma cosa ne pensa in realtà?” mi risponde in modo un po’ brusco “Rifiuto di utilizzare questo termine! Ma non sono contro le tecnologie di virtualizzazione, non sono contro i server”.

Alla fine, inevitabile, gli chiedo un autografo, ovviamente sulla mia Moleskine, dove ora porto sempre con me la scritta: “Happy hacking, Richard Stallman”

Happy hacking
Happy hacking

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