Il single point of failure è un problema già per il cliente che punti a un business online sicuro.
Figurarsi se non lo è quando deve reggere collegamenti con le reti di telecomunicazione mondiali.
Un interessante articolo di Rudolf Van Der Berg analizza il legame tra la presenza di reti in un determinato Paese e la sua efficienza nonchè la sua capacità di permettere di registrare i suoi domini senza comprarli altrove. Si parte da un caso “noto”: quello dell‘unico cavo sottomarino in fibra ottica che collega Benin (Africa Occidentale) al resto dei network globali.
Lungo più di 15.000 chilometri, il cavo Sat-3 è per otto Paesi (Benin, Togo, Ghana, Niger, Nigeria, Camerun, Namibia e Sudafrica) l’unico disponibile per collegarsi ad alta velocità a Internet.
Nel 2012 l’avaria sul cavo di Benin durata due settimane ha quindi ripercussioni serissime: pensate a 10 milioni di persone che non possono ricevere il loro stipendio – tutti i pagamenti internazionali sono a un tratto completamente bloccati!
Il motivo delle catastrofiche conseguenze del guasto è principalmente che la maggior parte dei server sono allocati al di fuori del Paese, che mostra seria carenza di webfarm e facilities locali.
Un problema sul cavo Sat-3, l’unico attivo, costringe i cittadini dei Paesi dell’Africa occidentale a utilizzare costose connessioni via satellite per accedere alla rete e diventa fatale su tutta l’economia di un Paese.
Cosa che invece ad oggi non accade nella maggior parte dei Paesi OECD dove ogni “maglia” del tessuto effettua il backup dell’altra maglia: sono infatti collegati a cavi sottomarini in fibra ottica multipli. Si aggiunge a questo l’indispensabile disponibilità di webfarm e server locali per ospitare gli Internet exchange points (IXPs) e far sì che ci sia appunto, traffico locale.
Una lista fornita da Pingdom evidenzia come siano solo 6 i Paesi OECD che gestiscono i loro domini ccTLD esternamente, esempio più clamoroso quello della Grecia:
Austria 49%
Lussemburgo 49%
Belgio 46%
Canada 45%
Messico 22%
Grecia 19%
Primato assoluto della Corea invece, che ospita i suoi domini .kr per il ben 97%. Sono il 68% i ccTLD presenti localmente per l’Italia.
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