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UDP e trasparenza del percorso: Cloud Server ideale per le misure su rete

I protocolli di rete non sono sempre uguali: nel tempo ne vengono realizzate delle estensioni, che spesso però faticano a essere adottate e utilizzate. In questo articolo, il motivo per cui Cloud Server Seeweb è ideale per effettuare test sulla path transparency
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UDP (User Datagram Protocol) è un protocollo usato per inviare bit di dati o pacchetti su Internet.

A differenza dell’altro protocollo usato per la stessa funzione, TCP (Transmission Control Protocol), di adozione più comune, UDP funziona consentendo una trasmissione dei dati rapidissima tra due computer in una rete, inviando pacchetti senza verificare se questi siano stati ricevuti dal destinatario.

Ma ha un ruolo davvero essenziale nel caso di trasmissioni molto sensibili al fattore temporale come per esempio video playback oppure interrogazioni DNS.

Volendo schematizzare le differenze:

  • TCP è il protocollo più usato in assoluto per l’invio di pacchetti su Internet. Attraverso l’invio, da parte del computer, di pacchetti TCP a un certo indirizzo è possibile per noi utenti visualizzare quella pagina web
  • UDP ha, come TCP, la funzione di inviare bit di dati e, non verificando la loro effettiva ricezione, accelera in modo particolare le comunicazioni, soprattutto nella fase iniziale.

Le estensioni ai protocolli UDP: il caso UDP Options

I protocolli non sono sempre uguali: nel tempo ne vengono realizzate delle estensioni, che spesso tuttavia hanno il problema di essere poi effettivamente adottate e utilizzate. “Parliamo di piccoli dettagli che vengono estesi nel corso del tempo, come IP Options: estensioni già previste per IP ma limitatamente accettate e che quindi non sono state mai davvero sfruttate”. Ci spiega Raffaele Zullo, esperto di reti e ricerche in ambito path transparency: Raffaele lavora per Corero, azienda che si occupa di sicurezza di rete ad Abeerden, e lo intervistiamo per averci segnalato l’interessante applicazione di Cloud Server Seeweb proprio per questi tipo di misurazioni.

“Alcune estensioni, quelle più vecchie, sono accettate. Quelle introdotte più di recente meno. I dispositivi odierni tendono a considerarle, a volte, addirittura quasi fossero pacchetti malformati o inviati con intenti malevoli.

Con queste opzioni ci sono varie interferenze ma, sotto determinate condizioni e con certi accorgimenti, possono funzionare. Gli autori quindi si adoperano per apportare delle migliorie sulla base di quelle modifiche utili a farle funzionare. Le opzioni, infatti, vengono considerate come inaspettate. Ci vuole molto tempo per metterle in produzione”.

E’ il caso di UDP Options, estensione dal grande potenziale ma non senza problemi su vari device impostati per funzionare con la versione iniziale del protocollo. “Ci sono dei protocolli che, pur migliori, faticano a essere diffusi”, continua Raffaele. “Il punto è che la messa in produzione di tali migliorie viene rallentata proprio dal fatto che i dispositivi non sono trasparenti”.

Una delle motivazioni che hanno portato all’introduzione di QUIC (un nuovo protocollo basato su UDP ma che punta a sostituire TCP) è proprio la path transparency.

Trasparenza dei dispositivi: da cosa dipende?

Per capire se tali estensioni siano compatibili con i vari dispositivi si tende a fare delle misurazioni. Una certa estensione può infatti essere utilissima ma se poi il tuo router la blocca, non si potrà adoperare, come è accaduto in tanti casi.

Come verificare se una nuova estensione funzioni? “Dobbiamo fare test che possano verificare se gli indirizzi ricevono questo nuovo pacchetto o se invece sono bloccati.

Ma per fare queste misure, è essenziale avere un percorso pulito, non usando per esempio server cloud che già di loro bloccano queste estensioni”.

E’ ideale quindi portare avanti questi test utilizzando dei servizi cloud che non ostacolino la misurazione.

“E’ importante, per verificare la trasparenza di un percorso dal nostro nodo a tutti i possibili indirizzi della rete Internet, che il nodo da cui facciamo le misure si trovi in una rete che è trasparente di suo, e per questo il server di Seeweb – che ho usato anche per un altro lavoro di ricerca sulla path transparency con dei test molto esaustivi – si è rivelato più che adeguato per le nostre misurazioni. Avevo già usato Cloud Server per altre ricerche e, anche stavolta, non ci ha rivelato sorprese”.

Questo è l’articolo presentato a TMA 2020 proprio sulla ricerca effettuata: https://bit.ly/3wOkTD6

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