L’iniziativa CINI-MI per educare allo studio dell’informatica vede coinvolti sempre più studenti
Programma Il Futuro, progetto realizzato dal CINI in collaborazione col MI (Ministero dell’Istruzione) per diffondere nelle scuole italiane lo studio dell’informatica come scienza, vola sempre più alto.
E oggi conta 40 milioni di ore di codice svolte e più di 50 mila docenti e studenti iscritti alla piattaforma.
Perché la scienza informatica nelle scuole
Spesso si sentono i genitori elogiare i propri bambini per la loro estrema dimestichezza con i device.
In realtà la pervasione del digitale nelle nostre vite e la confidenza dei giovanissimi con esso non ha molto a che vedere con la conoscenza reale dell’informatica.
A questo si aggiunge una scarsa consapevolezza dell’importanza di:
Con “Programma Il Futuro” il Prof. Enrico Nardelli (Università di Roma Tor Vergata e CINI – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) e la criminologa ed esperta di sicurezza Isabella Corradini stanno lavorando sodo per sensibilizzare proprio a questi aspetti:
- lo studio dell’Informatica come scienza
- la conoscenza degli algoritmi, per non subirli ma per governarli
- la protezione dei propri dati
- la difesa dalle fake news e dal cyberbullismo
Sensibilità al tema sicurezza
Un importante punto del programma è anche quello di affiancare a una maggiore conoscenza dell’informatica più consapevolezza digitale: i ragazzi, senza un’adeguata formazione, possono cadere vittima delle fake news, così come gestire la loro presenza in rete senza la minima attenzione alla protezione della loro identità e dei loro dati personali.
Allo scopo, il team di Programma il Futuro realizza spesso delle guide apposite che consentono di sensibilizzare al pensiero critico sull’uso dei device. E al tema delle tracce che si lasciano quando “facciamo cose online”.
L’obiettivo: più Informatica nelle scuole italiane
Se in alcuni Paesi è stata già inserita l’obbligatorietà dello studio dell’Informatica, in Italia oggi si parla di sviluppare le cosiddette “competenze digitali”.
Per il Prof. Nardelli oggi i ragazzi dovrebbero sapere cosa voglia dire, per esempio, programmare un dispositivo, dargli delle istruzioni. Il termine “digitale” in tal senso è restrittivo: l’informatica racchiude tanti sottoinsiemi ed è essenziale che sia studiata seriamente.
Ed essenziale è anche, come spesso ci ha condiviso Isabella Corradini, Presidente del Centro Ricerche Themis, lo sviluppo di uno spirito critico che protegga da un uso scorretto dei propri dati e della propria identità, dalle false notizie, dal bullismo in rete. Perché virtuale oggi significa reale.
E perché i ragazzi non siano solo consumatori che danno i loro dati in pasto al web senza coscienza.
Perché non siano, insomma, spettatori passivi del proprio futuro.
Articoli correlati:
- La buona scuola italiana: dove si programma (divertendosi)
- Io ballo col codice: imparare a programmare è divertente!
- Una giornata al data center: Seeweb apre le porte alle scuole
- Nasce P101@Unicas: il progetto che avvicina i giovani alla storia dell’informatica
- Perché Seeweb crede nelle startup? Risponde Dan Schawbel
- Pluma Studio: “L’e-commerce secondo noi? Sempre su misura”