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Mettereste i dati del vostro core business sul Cloud di un competitor?

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Mettereste i dati del vostro core business sul cloud di un vostro concorrente?Scegliereste le piattaforme Cloud e le App di un vostro concorrente? Anche se si chiamasse Amazon AWS? E se voi vi chiamaste Walmart?

Qualcuno ha detto che la legge del capitalismo è sempre “tu o io” e mai “tu e io”.

Sarà per questo che Walmart, la più grande multinazionale di vendita al dettaglio al mondo, prima in assoluto per fatturato e numero di dipendenti, da un po’ di giorni sta duellando con un altro gigante a più teste, Amazon, generando non poco dibattito negli Stati Uniti.

Come si è generata la maretta tra i due colossi?

Prima realtà al mondo per fatturato e numero di dipendenti, Walmart ha deciso di dare uno stop all’utilizzo dei servizi di Amazon AWS, indicando ai suoi vendor tecnologici che vuole guardarsi intorno e adottare soluzioni cloud alternative.

E sembra che anche altri grossi retailer vogliano seguire la scelta di Walmart, tanto che Amazon non l’ha presa affatto bene, e un suo portavoce ha sentenziato che la catena di supermercati sta “tiranneggiando” i vendor ICT.

D’altro canto Toporek, portavoce di Walmart, ha fatto chiaramente capire che, per loro, i vendor possono servirsi di qualsiasi cloud provider pensino adeguato alle loro necessità, ma  è giusto che un’azienda sia libera di scegliere di non farsi gestire i suoi dati “più sensibili” da un competitor.

Eh sì, perché proprio di un competitor si tratta, se Amazon, oltre a essere leader del commercio elettronico e a non aver mai sbagliato un colpo in tutte le fasi della sua crescita esponenziale, sta iniziando a comprare i suoi stessi fornitori.

E a fare sul serio nel settore degli alimentari, così come per altro ha già fatto nel settore dei libri, dell’elettronica di consumo, del retail in genere.

Il timore di Walmart di affidare i suoi dati ad AWS, infatti, si è alimentato proprio a seguito della notizia dell’acquisizione di Whole Foods, società alimentare statunitense – nel 2007 già contava ben 270 filiali – che Amazon ha comprato per 14 miliardi di dollari. Una delle operazioni di maggior successo dopo l’acquisizione di IMBD nel 1998, ad oggi il sito per film maggiore al mondo.

Se ci mettiamo nei panni di chi fa gli interessi di Walmart, possiamo facilmente capire la motivazione della sua scelta.

Una volta che abbia conosciuto tutti i minimi dettagli commerciali e di marketing (numero di vendite, statistiche varie, tipo di cliente e sue abitudini di consumo, etc.) dell’azienda cliente, per quale motivo domani dovrebbe consentirgli di vendere i suoi prodotti, quando potrà farlo Amazon stessa, e anche meglio?

Per quale motivo dovrebbe fermarsi, e non riutilizzare quei dati a suo favore? Di certo Amazon, i cui utili continuano a crescere e spesso al centro della cronaca per i controlli fiscali, non è una onlus e non si lascerà sfuggire opportunità interessanti, anche in Italia. Visto anche che non è un mistero la sua “mira espansionistica” nell’ambito dei negozi fisici e della vendita al dettaglio “tradizionale”.

Laddove si è guadagnata un primato nell’eCommerce, che ha essa stessa creato a partire dai libri, potrebbe sfondare su più livelli anche vendendo prodotti senza passare per i rivenditori, come già mostra il suo servizio di vendita di prodotti freschi.

Da capire gli scenari con cui il gruppo concilierà  i due modelli (online e al dettaglio), tuttavia il suo sembra a tutti gli effetti un cammino a passo veloce verso l’apertura di veri e propri supermercati Amazon.

A tal proposito, le catene di supermercati italiani che usano le app AWS, possono dirsi al sicuro? In uno scenario di crisi come il nostro, una riflessione sul tema sarebbe appropriata. Se non altro, per non farsi trovare impreparati.

E voi, mettereste i vostri dati sul Cloud di un competitor?

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