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Ecosistema Startup intervista a Voverc e The Invisible Hand

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Anche in Italia c’è spazio per l’imprenditoria: 582 startup finanziate da investitori globali, di cui 30 italiane per un totale di 17 miliardi di dollari

Le startup in Italia«Le startup di oggi prendono il bisogno delle aziende trasformandolo in soluzione», inizia così la tavola rotonda moderata da Stefano Mainetti durante l’ultimo convegno dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service.

Secondo quanto emerso dalla ricerca, in Italia ci sono circa 30 startup operanti in ambito Cloud & ICT as a Service che hanno ottenuto finanziamenti da parte di Business Angel, Venture Capitalist e società di investimento negli ultimi 3 anni e coprono quasi interamente il panorama degli applicativi Cloud. Di queste solo il 30% ha ricevuto più di un milione di euro. La maggior parte delle imprese ha sede nel Nord Italia (43%), seguono il Sud e le Isole (30%) e il Centro (27%).

Attualmente oltre il 77% delle startup censite si concentrano sul modello SaaS, tra i settori principali ci sono: l’healthcare, l’education e il real estate.

Per quanto riguarda l’ambito PaaS  invece, rappresentano il 15% di quelle censite e sono offrono piattaforme ottimizzate per lo sviluppo, il test e l’erogazione di servizi applicativi e per l’integrazione di diversi sistemi. Tra queste sono state evidenziate alcune evoluzioni tra cui:

  • Soluzioni per lo sviluppo di applicazioni mobile.
  • Piattaforme di automazione di test e deployment che aumentano la rapidità dello sviluppo.
  • Piattaforme di integrazione di app Cloud e on-premise, spesso tramite API, per la creazione di ambienti ibridi.
  • Piattaforme di abilitazione IoT e Big Data analytics per integrare dati da qualsiasi fonte unificando diversi applicativi in uno stesso ambiente.
  • Piattaforme di gestione, test, monitoraggio e controllo dell’infrastruttura Cloud in ottica di ottimizzazione dell’utilizzo.

In ultimo ci sono le startup in ambito IaaS che sono l’8% e offrono servizi infrastrutturali in modo scalabile e flessibile.

Panorama Startup in Italia

«Come Seeweb investiamo in Startup che offrono soluzioni Saas per diversificare l’offerta cloud», afferma Antonio Baldassarra, CEO Seeweb. La startup nasce da un bisogno delle medie e grandi aziende trasformato in soluzione come nel caso di Voverc e di The Invisible Hand che, dopo aver portato la loro testimonianza al convegno, hanno risposto a qualche domanda in relazione al panorama italiano delle startup.

Leonardo Coppola CEO Voverc

Seeweb: Trasformare la propria idea in business è il sogno di ogni startupper. Ma quali sono i rischi? E quali le possibilità di successo? 

Voverc: Mi piace, quando possibile, rispondere con i dati e quindi in questo caso citerò una statistica sul grado di sopravvivenza delle startup; credo sia la maniera migliore per far comprendere che fare startup è entusiasmante ma mette a dura prova i nervi degli imprenditori/startupper. Di seguito il link: The Startup Genome  Report.

The Invisible Hand: I rischi in Italia oggi per uno startupper sono pochi e facilmente calcolabili. Pochi perché il legislatore negli ultimi 4 anni ha concretamente sostenuto la nascita di startup attraverso l’istituzione di vari soggetti a supporto e di politiche finanziarie e fiscali estremamente favorevoli. E’ tuttavia evidente che i rischi sono maggiori per le aziende che si trovano nelle fasi di startup o seed, e per quelle che hanno sviluppano un offerta local, poco attrattiva per investitori istituzionali.

Da sottolineare che nei servizi B2B il mercato italiano permane molto conservatore e resistente al cambiamento, per questioni dimensionali e culturali. Rispetto ai primi 6-8 mesi, in cui la percezione del rischio startup ci ha condizionato in numerose trattative, oggi possiamo vantare una gamma di referenze di successo, componenti di servizio e verticalizzazioni di mercato che mitigano notevolmente tale rischio.

Viceversa le possibilità di successo sono ampie, più che in passato. Innanzi tutto è possibile pianificare una strategia di marketing e costruire una comunicazione assai ampia ed efficace a costi ridotti, potendo così rendere visibile ai mercati globali non solo il prodotto ma l’azienda stessa, accrescendone reputazione e valore. Vi è inoltre maggiore facilità a reperire tecnologie, prodotti e know how dal mercato, è migliorata la tutela su marchi e brevetti a livello internazionale, ed in generale innovazione tecnologica e mutamento dei bisogni dei consumatori hanno migliorato la marginalità rispetto ai business tradizionali.

Seeweb: The Invisible Hand è conosciuta come startup innovativa con l’obiettivo di realizzare piattaforme di Collaborative Business per rendere più efficienti le organizzazioni, fornendo soluzioni che aiutino a ripensare il lavoro in modo gestibile, misurabile e accessibile da ogni luogo. Dinanzi a tale innovazione tecnologica, come hanno reagito le aziende?

The Invisible Hand: La piattaforma dEDIcated utilizza tecnologie tradizionali, consolidate nel mercato B2B, che tuttavia in Italia hanno sempre avuto un ristretto ambito di applicazione dati gli elevati costi di accesso. E’ inoltre sempre mancata un offerta internazionale e completa per la digitalizzazione dei processi aziendali, che spesso veniva affrontata con l’acquisto o l’integrazione di soluzioni tra loro eterogenee. Ecco perché nella fase iniziale abbiamo incontrato difficoltà nel comunicare correttamente l’innovazione di dEDIcated, che invece è una piattaforma di BPO pensata e progettata da subito digitale 100%, cloud-based, completa di tutte le componenti per la digitalizzazione di processi e documenti e costruita per sostenere l’internazionalizzazione del business aziendale.

Mariagrazia Colarusso Brand Manager The Invisible HandSeeweb: Voverc è il centralino in cloud che consente di avere di avere un numero fisso in meno di un minuto. La vostra proposta rappresenta la soluzione a uno dei problemi più grandi che possono riscontrare le PMI e i liberi professionisti. Com’è stata accolta nel panorama italiano? Essendo la vostra una soluzione di tipo Saas, vi riconoscete nei risultati riportati dalla ricerca?

Voverc: I dati dimostrano interesse e crescita verso l’adozione di sistemi in cloud anche nelle telecomunicazioni.

Ma il problema delle connessioni dati scadenti e l’ancora bassa predisposizione allo switch da on-premise a cloud delle PMI, rallenta la crescita di qualsiasi azienda SaaS italiana, non solo la nostra.

Seeweb: Alla luce di quanto emerso durante l’ultimo convegno dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service cosa pensi dello scenario startup italiano?

Voverc: Sono ancora poche le startup che hanno come modello di business il SaaS e credo in parte sia riferibile ai dati poco rassicuranti della ricerca e dall’altra la mancanza di cultura imprenditoriale in questo settore. Pochi sono gli imprenditori italiani, poca conoscenza distribuita e seppur sarebbe facile documentarsi e approfondire studiando materiali e libri e best practice Europee ed ExtraUE, in pochi si avvicinano a questo settore poiché non ci sono tanti esempi validi.

In Seeweb abbiamo trovato un partner tecnologico, finanziario ma soprattutto la grande conoscenza del settore del suo AD ha permesso alla nostra azienda di evitare errori grossolani durante la fase iniziale e ora di avvelerci di ottimi consigli per la fase di scale up.

The Invisible Hand: Stiamo assistendo ad un fenomeno start-up estremamente effervescente, ove l’innovazione tecnologica è la leva alla creazione di nuove soluzioni e prodotti o, come nel caso di dEDIcated, all’innovazione di processo.

Non è invece chiaro quale sia il ritorno economico del modello startup, soprattutto se valutato dal punto di vista occupazionale e della competitività internazionale. Se da un lato è vero che le tecnologie as-a-service hanno abbattuto i costi di avviamento ed i rischi di lock-in, dall’altro lato il tema dimensionale rimane il nodo cruciale su cui a ns avviso si gioca la sfida sui mercati globali. E da questo punto di vista l’Italia da sempre ha manifestato diversi limiti.

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